Via T. Lanza n 31 Grugliasco (TO) - Parco Culturale Le Serre
800 17 30 88
suid.sids@yahoo.it

“MEF-ES: Validazione di un protocollo di sequenziamento dell’esoma (ES) in campioni di tessuti autoptici paraffinati di feti nati morti (MEF)”


La morte endouterina fetale (MEF), indicata anche con l’acronimo SIUDS (Sudden Intrauterine Unexplained Death Syndrome) o con il termine anglosassone “stillbirth”, riguarda circa 1/160 nati (Hoyert DL, Gregory EC, 2014). La MEF determina costi sociali non trascurabili correlati al supporto psicologico ed assistenziale (maggiore incidenza di disturbi psichiatrici e dipendenza da droghe o alcool) e per l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) la riduzione del tasso di natimortalità rappresenta un obiettivo strategico per il 2030. Le principali cause di MEF sono ascrivibili ad anomalie della funzione placentare, patologie del cordone, infezioni, malformazioni fetali e patologie materne note, ma nel 25-60% dei casi la causa risulta ignota. Comprendere i motivi dell’evento è importante sia sul piano comportamentale e relazionale, sia per la programmazione del piano assistenziale relativo alle future gravidanze (counselling genetico e stima del rischio di ricorrenza). Le attuali conoscenze circa il contributo dei fattori genetici nella MEF sono estremamente limitate. Anomalie cromosomiche evidenziabili al cariotipo convenzionale sono 2 identificate soltanto nel 6-13% dei casi.

Recentemente è stato dimostrato che l’impiego del cariotipo molecolare (array-CGH) è in grado di determinare soltanto un lieve incremento della resa diagnostica pari al 3% nelle MEF senza anomalie strutturali e del 6% in caso di malformazioni fetali, in particolare del sistema nervoso centrale, cardiache, scheletriche e renali. Pertanto, è necessario uno sforzo volto alla validazione ed implementazione di nuove tecnologie (NGS, next generation sequencing) di indagine genetica già largamente impiegate in ambito post-natale, in particolare il sequenziamento dell’esoma (WES, whole-exome sequencing).

OBIETTIVO
Lo studio si propone di validare l’utilizzo della tecnologia WES su una casistica preliminare di almeno 25 campioni paraffinati ottenuti da MEF. La possibilità di analizzare in ambito diagnostico campioni autoptici fetali inclusi in paraffina (FFPE, formalin-fixed paraffin-embedded) anziché campioni freschi o congelati a -20°C potrebbe rendere disponibile il test genetico alle famiglie coinvolte da un evento MEF anche a distanza di tempo dal momento dell’exitus. Infatti, materiale autoptico fresco attualmente utilizzato per l’indagine del cariotipo richiede particolari procedure di conservazione e tempi di analisi improrogabili, mentre è rara la prassi del congelamento di tessuti fetali al momento dell’autopsia. Viceversa, il materiale FFPE ottenuto da vari distretti anatomici rappresenta la principale risorsa biologica, per giunta conservata per diversi anni, nelle unità di anatomia patologica. Inoltre, le attuali linee guida per l’esame anatomo-patologico e ancor più per le indagini genetiche sono piuttosto carenti. Quando l’esame genetico è richiesto, questo è in grado soltanto di identificare riarrangiamenti cromosomici e non varianti a singolo nucleotide o indels. La tecnologia WES, grazie a pipeline di analisi bioinformatiche dedicate, è in grado di identificare entrambi i tipi di varianti genetiche, con un potenziale aumento del potere diagnostico (“diagnostic
rate/yield”).

Sostieni il Progetto:  Dona Ora!